Capua, CRONACA, EVASIONE CULTURALE A KM0

GIUSEPPE NOVI, TENENTE COLONNELLO D’ARTIGLIERIA: NELL’ ANNO 1861, CON PROFETICA LUNGIMIRANZA, PENSO’ DI SALVARE UNA MEMORIA DI CAPUA DALL’OLTRAGGIO DEL TEMPO E DEGLI UOMINI.

Nella nostra città di Capua, nei pressi del parcheggio di Porta Tifatina, nella curva, pressoché all’altezza dell’inizio del Corso Gran Priorato di Malta, è tuttora visibile un manufatto, di forma vagamente circolare, forse adibito nei secoli passati a corpo di guardia, sito all’ingresso di una dismessa, fatiscente caserma borbonica, recante sulla sommità della parete frontale una lapide mutila, che si riporta in foto, recante incisa una lunga frase in latino, non comprensibile poiché ne risulta leggibile solo una parte, essendo andata distrutta la rimanente.

Dalla lettura della parte tuttora sussistente si deduce che essa era stata collocata in quel luogo per celebrare la magnificenza di un acquedotto interrato nei pressi, approvvigionante le cisterne di Capua. La cisterna più grande, quella denominata cisterna Tortellli, opera idraulica di sublime ingegno ( incomprensibilmente non promossa e conosciuta, a livello mediatico, come si dovrebbe, da parte delle competenti istituzioni e, pertanto, sottratta alla visita dei potenziali visitatori) è, tra l’altro, distante qualche centinaio di metri dal citato manufatto, in adiacenza, per un lato, col Corso Gran Priorato di Malta e, per l’altro lato, con il parcheggio interno della facoltà di economia. Per diversi anni ho interpellato numerose persone e consultati vari testi per tentare di conoscere il contenuto completo dell’epigrafe. Le ricerche sono state sempre infruttuose. Adesso, spiego che relazione c’è tra la lapide mutila in questione ed il Tenente Colonnello d’artiglieria Giuseppe Novi. L’Ufficiale in menzione, oltre che brillante ufficiale, fu anche un appassionato archeologo che ha prodotto importanti pubblicazioni concernenti ritrovamenti archeologici in Campania e segnatamente nel territorio di Capua e di S. Maria C.V.- Il Novi, nel 1860, in occasione della battaglia del Volturno, fronte bellico che si dispiegava nei pressi della piazzaforte di Capua, ove si concluse la spedizione garibaldina dei Mille, fu particolarmente colpito dall’epigrafe in questione. Per il suo contenuto, interessante ed inedito, e per una specie di premonizione che lo colse al momento in cui la leggeva, pensò di preservarla da eventuali future distruzioni o danneggiamenti. Decise, pertanto, di riportarla per esteso nel libro “Il teatro della Guerra dal settembre al novembre 1860” ed io, che l’ho ritrovata in maniera del tutto accidentale, quando non la stavo cercando, anche nell’interesse dei lettori che amano la città di Capua, la riproduco per intero, affinché il maggior numero di persone ne abbiano conoscenza. Il Novi, prima di trascrivere il testo, spiegò il motivo che lo aveva spinto a farlo: “Non sarà inopportuno pubblicare questa iscrizione, posta nel bastione Sperone, sì perché inedita, sì perché potrebbe andar distrutta da colpi d’artiglieria o da altro caso di guerra”. Aveva visto bene! Chissà quale è stato l’evento, sicuramente violento e probabilmente di natura bellica, che ha cancellato buona parte dell’epigrafe? Il testo dell’epigrafe: “ILLIMIUM SALUBERRIMARUMQUE AQUARUM AB TIFATINIS COLLIBUS ANNO CI)CIXX CAPUAM DEDUCTARUM PENURIAM QUA DIU MULTUMQUE CAMPANI LABORAVERANT QUA SUBTERRANEO RIVO VETUSTATE FATISCENTE PERELUENTEQUE HAC ILLAC QUA DUOBOS EX QUINQUE TIFATINIS FONTIBUS PROPE EXARESCENTIBUS ORDO POPULUSQUE CAMPANUS ALLEVATURUS AQUAEDUCTUM AERE PUBLICO HINC AD FONTES IPSOS PER MILLIA PASSUUM IV PARTIM RESTITUIT PARTIM AB INCHOATO SUBSTRUXIT AD HAEC AQUAM AD S. PETRI AD PISCIARELLUM QUAE QUONDAM IN USUM CAPUAE DEDUCTA EST POSTEA DISSIECTAM AC DISSIPATAM NOVO TRANVERSO MINORI DUCTU PER PASSUS CCCCLVI AB IPSO FONTE AD AQUAEDUCTUM PRINCIPEM REDUXIT POSTREMO ELEGANTIA QUANTA MAXIMA CASTELLUM HEIC UNDE AQUAE PER SALIENTES IN CAMPANORUM COMMODUM TOTA URBE OPPORTUNE EXSILIRENT A FUNDAMENTIS EXCITAVIT ANNO CI)CICCLXXIX”. Una epigrafe così corposa celebrò evidentemente un evento epocale per la nostra città di Capua. Si fa riserva di procedere alla sua traduzione, significando che siccome le moderne tastiere non contengono la lettera C rovesciata, contenuta nella data riportata nell’epigrafe, secondo il sistema numerico romano, è stato utilizzato, in luogo di essa, il segno della parentesi “)”, quasi simile graficamente alla “C” rovesciata. La storia è anche questo: la raccolta di frammenti di vita passata necessari per ricomporre il puzzle delle passate vicende.

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