CRONACA, EVASIONE CULTURALE A KM0

CAPUA: NON GUARDARE ATTRAVERSO QUEL BUCO! VEDRAI UNO SPETTACOLO INDECENTE.

Il degrado

Non è bello sbirciare attraverso un foro, perché potrebbe apparire inopportuno. Però, quando si tratta di un luogo dove sono ancorati i ricordi della propria gioventù, si finisce col venir meno a quel generale principio di riservatezza e discrezione. Orbene, può capitare di voler rivedere un luogo dove, per apprezzabile tempo, sono stati trascorsi gli anni più belli della propria vita. Si sta parlando dell’ex convento del Carmine, sito in Capua, in via Giardini, ove a cavallo degli anni cinquanta, sessanta e primi anni settanta, aveva sede la Scuola Media (in precedenza, nel medesimo luogo, denominata Scuola di Avviamento). Cosa può essere accaduto? Che qualcuno tra i numerosi capuani, che in giovane età ha frequentato quell’istituto, possa voler rivedere gli interni delle antiche mura della sua vecchia scuola media. Purtroppo l’ex convento del Carmine è chiuso da tempo, dopo un breve intervallo di splendore: infatti, per qualche anno, grazie all’intuito del sindaco del tempo Carmine Antropoli, in quel magnifico ambiente, ormai non più adibito ad istituto scolastico, si pensò di allestirvi il Museo Civico di Arte Contemporanea “Terra di Lavoro” & Cittadella dell’Arte.

Il fabbricato

Fu una lodevole iniziativa che raccolse un generale ed unanime consenso; non poche furono le invidie suscitate in tutti gli altri comuni, non solo della provincia di Caserta, ma dell’intera Campania. Innumerevoli artisti, anche di fama, poterono fruire di spazi ampi e ben disposti da adibire a laboratorio ed aree ove poter esporre le opere del proprio ingegno e maestria creativa. L’ex convento del Carmine visse, quindi, un periodo di gloria, con comitive di interessati e curiosi visitatori che sciamavano tra i numerosi laboratori artistici. Vi si tennero convegni e seminari di studio. La città di Capua divenne, pertanto, davvero un punto di eccellenza e finalmente “città d’arte e di studi”. Poi per vicissitudini a tutti note e, soprattutto, per delle riscontrate carenze di ordine strutturale, l’intero ex convento fu sottoposto a sequestro giudiziario. Sono passati già diversi anni e quel luogo, divenuto temporaneamente inaccessibile, costituisce oggetto di commento di quanti vorrebbero ritornarvi, sia pure per un momento, per rivedere soprattutto il magnifico chiostro, contornato da imponenti colonne, sui cui basamenti troneggiano gli stemmi nobiliari – tuttora in ottime condizioni- delle più importanti famiglie capuane, evidentemente quelle che avevano concorso alla costruzione del convento ed al successivo suo sostentamento. Quando si discute di quel chiostro, quanti colà, anni fa, hanno frequentato la scuola media commentano la accorsata palestra del piano terra dei tempi andati, adibita a salone di conferenze durante il breve periodo di gloria del Museo di Arte contemporanea. Poi il ricordo va al noto Professore Mario Migliorini, docente di “educazione fisica”, che, negli anni sessanta (e successivi) del decorso secolo, insegnava ai giovanissimi studenti ad arrampicarsi sulla pertica e sulla fune della palestra e a correre lungo il quadrilatero che contorna il colonnato del chiostro. L’attività ginnica si svolgeva al piano terra, soprattutto nel maestoso chiostro, il cui ricordo rimane tuttora impresso nelle menti di quanti hanno frequentato il relativo ciclo di studi. Che relazione c’è tra quanto ricordato ed il buco di cui si è parlato nell’apertura di questo articolo? C’è ed eccome! Basta avvicinarsi all’imponente cancello in ferro che ostruisce, sbarrandolo, l’ingresso per notare, sia pure con difficoltà, in quale stato di degrado e di abbandono si trova adesso quel luogo ove hanno dimorato, per qualche secolo, numerosissimi religiosi e che poi ha ospitato intere generazioni di giovanissimi studenti capuani, con i relativi corpi docente. Difatti, dai pochi fori sussistenti nel portone, tutti del diametro di qualche centimetro, si intravedono sterpaglie, erbe infestanti e, finanche, rovi che hanno completamente invaso il chiostro, come emerge dalle foto a corredo del presente testo. Ove l’ex convento fosse ancora in sequestro, potrebbe essere richiesto, a cura del comune, la relativa autorizzazione alla competente Autorità giudiziaria per il temporaneo accesso al solo piano terra per l’esecuzione degli occorrenti lavori di eradicazione della vegetazione infestante; ciò al fine di evitare un ulteriore pregiudizio della struttura. Se quanto prospettato potrebbe servire -nelle more dell’attuale situazione di stallo- alla conservazione ottimale di quell’immobile, importante memoria del nostro passato, in vista di una sua successiva ristrutturazione ed uso per le pubbliche esigenze, rimane il problema della persistente indisponibilità del Museo di arte contemporaneo che, in poco tempo, diede tanto lustro e profittevole ritorno di immagine, e non solo di quello, alla nostra città. Quando il Castello delle Pietre passò nella disponibilità del comune, l’intera cittadinanza vide in quell’imponente immobile la struttura ideale ove allogare, dopo i necessari lavori di adeguamento, il Museo di arte contemporanea. Tutti si augurano che l’attuale amministrazione comunale, capitanata dal sindaco -dott. Adolfo Villani- voglia rivitalizzare quella iniziativa (sebbene proveniente da diversa parte politica), oggi indeterminatamente sospesa nel tempo, per ridare concretezza al sogno degli artisti e per gratificare l’intera cittadinanza per lo slancio pure di natura commerciale ed economica che ne deriverebbe. Il Castello delle Pietre, tra l’altro, è sito in prossimità dell’ingresso del centro urbano e, quindi, in luogo facilmente raggiungibile.

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