CULTURA

“È stata la mano di Dio”, riflessioni sul capolavoro di Paolo Sorrentino

Sapete cosa significa quando vado al cinema e resto incollata alla poltrona a guardare tutti, ma proprio tutti i titoli di coda del film ?…che il film è semplicemente meraviglioso.  Anzi, stavolta credo di aver visto un capolavoro.  Il film di Paolo Sorrentino “E’ stata la mano di Dio” è divertente, onirico, intenso, commovente e poetico. L’inizio è pura commedia divertentissima, ho riso tantissimo. Ci sono dei personaggi, non voglio anticipare nulla, ma che davvero innescano una risata quasi incontenibile. Sembrano essere usciti dal caleidoscopio di Fellini, colorati ed inverosimili. Ricordatevi della signora Gentile, a tal proposito,   la signora  in  pelliccia  in piena estate! Poi all’improvviso, senza quasi accorgersene, tutto cambia. La storia spiazza, addolora, commuove e diventa intensissima, entra nel cuore e te lo stringe forte. Il film è incredibilmente pieno di dettagli e ciò che colpisce subito sin dalla prima immagine è l’ imperante presenza del mare di Napoli. Mare che si fa orizzonte a cui guardare, libertà  e sogno. C’è un particolare su cui soltanto  alla fine del film ho riflettuto: non ci sono canzoni,  o per meglio dire l’unica è “Napule è” di Pino Daniele che Fabietto, ormai diventato Fabio, ascolta dalle cuffiette del suo walkman mentre va verso Roma ad inseguire il suo sogno, il cinema. Termina così il film, con questa meravigliosa e commovente dichiarazione d’amore da parte di Sorrentino verso la sua città d’origine.

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