CULTURA, EVASIONE CULTURALE A KM0

CAPUA: QUANDO L’ARTE RIESCE A CRISTALLIZZARE PER SEMPRE NEL MARMO UN SENTIMENTO DI DIFFICILE RAPPRESENTAZIONE: LA SOFFERENZA E LA MESTIZIA

Nel Museo Campano di Capua l’attenzione degli innumerevoli visitatori che vi si recano viene attratta dal monumento funebre di Pompeo Dell’Uva. La targa in marmo, posta al di sopra di esso, riporta una scritta in latino “POMPEIUS DE UVA/UT CINERI IACOBI CARI NEPOTIS/ CINIS SUUS IUNGERETUR/ EX TABULIS INSTITUIT/ A.D. MDXCVII”. Un’altra targa ne riporta la traduzione in italiano “Pompeo dell’Uva, affinché le sue ceneri fossero poste accanto a quelle di Giacobello, il caro nipote, come da testamento. A.D. 1597”. Sono trascorsi oltre 425 anni dalla realizzazione di quel monumento funebre che sembra tuttora rendere l’attualità del profondo dolore provato dal nobile Pompeo dell’Uva per la prematura morte dell’amato nipotino.

E’ alquanto difficile rappresentare nel marmo un sentimento quale la sofferenza e la mestizia per un dolore lancinante; l’autore della scultura riuscì in pieno nell’opera commissionatagli. Ciò che colpisce di questo monumento funebre è la sua originalità, in quanto in primo piano appare il corpo del nobile Pompeo addormentato, con una mano che gli sorregge la testa, come a voler significare la serenità del sonno della morte, mentre ai suoi piedi è posto un bimbo, il giovanissimo Giacobello, che lo osserva assorto, in silenzioso raccoglimento, con una mano che gli sostiene il mento. L’anziano congiunto aveva pregato per tutta la vita in memoria del nipotino che, nella raffigurazione plastica del monumento funebre, sembra ricambiargli la propria riconoscenza per il perdurante affetto attestatogli. Pompeo dell’Uva ha immaginato per sé un aldilà rasserenato dalla presenza dell’adorato nipotino: uno scambio dei ruoli, in cui è quest’ultimo a dargli conforto nel momento del trapasso.

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