CRONACA

GIUSTIZIA DAL SAPORE AMARO, UN ANNO E QUATTRO MESI, MA PENA SOSPESA, PER IL RESPONSABILE DELLA MORTE DEL MARESCIALLO MONTAQUILA.

Che sapore ha la giustizia? Sembra una domanda banale, rispetto alla quale non riesco sempre a dare una risposta. A volte è dolce, in relazione al grado di soddisfazione che si raggiunge con una sentenza. Ma riguardo alla faccenda davvero triste di cui vi sto per parlare, non posso che manifestare, questa volta, molta amarezza. Antonio Montaquila, giovane maresciallo dei carabinieri e vicecomandante della stazione di Formicola, era un sottoufficiale di grandi prospettive. Ha prestato servizio, per alcuni anni, presso la caserma capuana, dove – in brevissimo tempo – si è fatto apprezzare per le doti professionali, ma soprattutto per gentilezza e disponibilità. Sempre sorridente, il maresciallo Montaquila è diventato un punto di riferimento per i cittadini della Regina del Volturno, così come lo è diventato successivamente per il piccolo Comune di Formicola. Sempre presente sul territorio, non si è mai sottratto al giuramento di fedeltà che lo ha reso carabiniere. La giustizia era tutto per quel giovane, generoso e sfortunato maresciallo dell’Arma. E da quella stessa giustizia, di cui è stato fulgido portavoce, avrebbe meritato qualcosa di più. La sua vita si è spenta su un marciapiedi di via Tifatina, nella periferia capuana, travolto da un’auto che ha sbandato, capovolgendosi nella campagna circostante. Lo ricordo bene quel giorno. Sirene, lampeggianti, pianti. Non riesco a dimenticare il volto rigato dalle lacrime di alcuni colleghi. Che tragedia per la moglie e per il figlio, oltre per gli altri familiari travolti dall’inaspettato e drammatico lutto. Persone, che si sono affidate alla giustizia nella speranza di una giusta pena. Ma questa condanna a un anno e quattro mesi di reclusione, con pena sospesa (che tradotto significa restare liberi) per il responsabile dell’investimento, con sentenza pubblicata il 13 luglio, ha un sapore amaro. Amaro, perché un papà non tornerà più da suo figlio, dalla moglie, dai suoi parenti. Che soddisfazione può avere dalla giustizia un familiare dall’esecuzione di una pena così leggera? Neanche noi, amici di Antonio, siamo contenti. Confidavamo in una giustizia dal sapore dolce, che tale non è. Perché oggi più che mai sentiamo amarezza nel ricordo di quella tragedia e di quel dolore che la giustizia, questa volta, non è riuscita a lenire.

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