CRONACA

BRIVIDO FRESCO ANCHE A QUARANTA GRADI. L’INCREDIBILE CASO DEL SOTTOVIA TRA CAPUA E SANTA MARIA LA FOSSA.

Nella vita spesso ci si imbatte in cose misteriose, inspiegabili. Circostanze che conquistano anni ed anni di riflessioni, che non riescono a trovare una risposta, quantomeno plausibile. Il sottopasso ferroviario di via Santa Maria La Fossa merita senz’altro una menzione particolare tra i fenomeni che l’uomo comune non è in grado di spiegare. Eppure, una spiegazione dovrà pur esserci, nella convinzione che pochi eletti una ragionevole idea l’avranno pur partorita nel corso di questo decennio. Ma lasciando le squisitezze scientifiche ai preposti, ritorniamo all’intrigante mistero degli acquitrini capuani. Un paradiso di muffe e fango, incorniciato nel cemento armato e nell’asfalto bruno della provinciale. Un giallo, tra miti e leggende che si tramandano nel tempo, che incuriosisce non poco gli automobilisti, soprattutto quelli invocanti glorie celestiali e un gommista a portata di mano. Non me ne voglia il ciclista naufragato nel sottovia, che deve aver poco apprezzato – catapultandosi di faccia nell’asfalto – le misteriose bellezze dell’infrastruttura. Ma non crucciamoci. In fondo, l’amenità di quei luoghi sarà volano per future rotte turistiche. Un sottovia con pozze d’acqua anche a quaranta gradi, in un periodo di siccità, è davvero un’attrattiva che pochi vorranno lasciarsi sfuggire. Almeno, tra quelli che restano in piedi o con gli pneumatici ben ancorati alle rispettive auto.

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