RUBRICHE

LA DOMENICA, GIORNO DEL SIGNORE… di DON FRANCO GALEONE

Secondo il racconto di Genesi, Adamo fu tentato da una potenza esteriore, che sollecitò le possibilità di male presenti in lui; la Bibbia presenta un essere personale, invisibile, ma sempre attivo “come un leone ruggente in cerca di chi divorare”. Tutta la storia umana è lotta contro le potenze del male; la lotta comincia con l’origine dell’uomo, e durerà sino alla nette dei tempi. Per vincere il maligno, bisogna compiere la volontà di Dio: “Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella, madre” (Mc 3,35).

I primi cristiani hanno convertito il mondo con la forza eloquente e persuasiva dell’amore. “Guardate come si amano i cristiani!” era l’esclamazione dei pagani. Le nostre chiese, fredde e impersonali, sono spesso luoghi in cui l’amore circola poco, anche quando sono piene di fedeli. Ci si trova lì, più giustapposti dalla legge che convocati da Dio; sembriamo più dei precettati che degli invitati ! L’indifferenza reciproca è palpabile, l’amore non è visibile, e nessuno si converte assistendo alle nostre liturgie domenicali: “Perché io creda nel loro Dio, bisogna che mi cantino dei canti migliori, che i suoi discepoli abbiano un’aria più amabile!” (Nietzsche). L’uomo, oggi, non si convertirà mai a Dio se non vede una vera chiesa. Non crederà se gli verranno presenta solo ragionamenti , libri, documenti . E’ già troppo ingannato dalle menzogne della pubblicità; ha subito troppe illusioni, troppe delusioni. Si arrenderà solo a questa evidenza: l’amore!

L’ultimo Concilio Ecumenico ha ridimensionato numerosi aspetti della devozione a Maria. Alcuni decenni fa era di moda la formula: “De Maria numquam satis”, che oggi è stata giustamente corretta così: “numquam satis bene”. Dobbiamo imparare a parlare della Madonna senza forzature sentimentali o retoriche, senza banalizzare il suo mistero, senza smancerie devozionali, ma anche senza le formule asettiche di certi teologi. Insomma, non dobbiamo sporcare nulla; non la curiosità ma lo stupore, non dobbiamo “dimostrare” nessun teorema, ma “mostrare” affetto sincero. Maria è certo una donna festiva ed eccezionale, ma è anche una donna feriale e quotidiana. Proviamo a togliere per un attimo a Maria l’aureola per ammirare quanto è bella a capo scoperto. Proviamo a spegnere i riflettori e le luci, le dodici stelle, per misurare meglio l’onnipotenza di Dio. Maria, all’interno della casa di Nazaret, tra lacrime e preghiere, ha vissuto dolori, ma senza disperazione. Maria ci insegna che non è grande ciò che facciamo, ma come lo facciamo, che la vera grandezza è nello spirito e non nelle rivendicazioni di diritti separa dai doveri. Maria ci ricorda che nella vita si possono realizzare grandi progetti svolgendo un oscuro lavoro, in un’oscura famiglia, in un oscuro paese, quando Dio, l’Emanuele, è dentro di noi.

Ci troviamo davanti ad un vangelo in parte sconnesso e di difficile spiegazione; in apertura, i parenti di Gesù sono preoccupa del buon nome della famiglia, e in chiusura di nuovo i parenti , ma quasi cancellati da nuove presenze; si parla di un’oscura “bestemmia contro lo Spirito” che non può essere perdonata; come se non bastasse, ecco apparire il Maligno con un nome nuovo, Beelzebul, che significa signore del letame o delle alture o delle mosche o dell’inimicizia. Difficile tenere legati tutti questi elementi eterogenei. Soprattutto imbarazza quel giudizio dei familiari sul conto di Gesù: “È fuori di testa!”; si comprende allora come solo Marco abbia avuto il coraggio di raccontare l’episodio, mentre Matteo e Luca ignorano tutto! Difficoltà a parte, resta chiaro che la famiglia di Gesù è composta solo da quelli che compiono la volontà di Dio. Non chi dice, ma chi fa. Quante persone, oggi, nel mondo, fanno la volontà di Dio senza nemmeno esserne consapevoli, senza nemmeno sentirsi personaggi eccezionali. Gesù guarda questi suoi nuovi consanguinei con amore. Nessuno è escluso, ognuno può farne parte.

CONDIVIDI

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*