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CAPUA. LA MIRABILE STORIA DELLA CHIESA E DELL’OSPEDALE DI SAN LAZZARO: LA CHIESA C’E’ ANCORA MA TUTTO IL RESTO E’ STATO RIMOSSO, COMPRESA LA MAGNIFICA FIERA CHE VI SI TENEVA ANNUALMENTE DELLA QUALE E’ RIMASTA SOLTANTO UNA VAGA MEMORIA. OTTAVA ED ULTIMA PARTE (SETTIMA PARTE PUBBLICATA IL 24 APRILE 2025)

LE LEGGI SANITARIE AL TEMPO DEL CULTO INIZIALE DI SAN LAZZARO, QUANDO ERA ATTIVO
L’ATTIGUO OSPEDALE PER LA CURA DEI LEBBROSI. LA FIERA DI SAN LAZZARO.
La cronistoria della nascita della Chiesa di San Lazzaro e del contiguo Ospedale ci inducono
ad una riflessione: ai lebbrosi era fatto divieto di avvicinarsi alle persone sane. Il divieto venne
esplicitato con una disposizione di Roberto d’Angiò, detto il Saggio (Santa Maria C. V., 1278 –
Napoli, 1343) che imponeva ai frati addetti al nosocomio di fare obbligo agli ammalati di lebbra di
permanere in quella struttura. Se necessario, potevano fare anche uso dei mezzi di coazione fisica
per far rispettare tale obbligo, con l’esplicita previsione di ricoverare colà anche quanti si
trovassero ammalati nelle rispettive abitazioni. Possiamo considerare la disciplina imposta in tema
di contenimento della lebbra come la prima legge sanitaria d’isolamento obbligatorio. Gli obblighi
imposti furono osservati con molto rigore, tanto da determinare un imprevisto affollamento di
quell’ospedale che dovette, per tale ragione, essere ampliato per poter accogliere il maggior
numero di ammalati. Nel 1525, la normativa in questione fu integrata, prevedendo l’obbligo per gli
armigeri di provvedere pure alla confisca di tutti i beni posseduti dai lebbrosi; in particolar modo
di quelli che erano venuti in contatto fisico con gli stessi.
Nelle parti precedenti abbiamo accennato ad una fiera che si teneva annualmente nei pressi
della Chiesa di San Lazzaro. Essa fu istituita nel 1234 per iniziativa di Federico II di Svevia che
accordò alla città di Capua la possibilità di tenere un mercato franco, cioè una fiera generale
esente da oneri fiscali, da svolgersi per la durata di diciotto giorni, all’incirca durante il periodo
pentecostale. Ferdinando IV, che aveva fatto riedificare la chiesa distrutta dai francesi di
Championnet, era particolarmente devoto al culto di San Lazzaro ed era solito fare visita alla
Chiesa di San Lazzaro durante le festività pentecostali. Vi giungeva, proveniente dalla Reggia di
Caserta, con la corte al completo ed in pompa magna, a bordo di un lungo corteo di carrozze
regali.
Perché si sia arrivati alla fine del culto di San Lazzaro è difficile dirlo. Ogni anno, in occasione
della festa del Santo, continuava a tenersi quell’immensa fiera, istituita secoli prima, con enorme
afflusso di fedeli e visitatori, nel corso della quale venivano offerti in vendita innumerevoli animali
domestici.
I capuani che, nei primi anni sessanta del decorso secolo, frequentavano da scolari la scuola
elementare prospettante su via Napoli, seguivano con curiosità ed entusiasmo -in occasione della
celebrazione dei riti della festa di San Lazzaro, in genere verso la fine dell’anno scolastico- l’arrivo
dei venditori ambulanti di mercanzie varie, degli allevatori e dei giostrai che, tutti insieme, riempivano l’immensa piana della cosiddetta Piazza d’Armi, dove un tempo venivano tenute le esercitazioni dei militari che affollavano le numerose caserme di Capua.

Gli scolari si affollavano alle finestre immaginando di scorrazzare, appena possibile, in quel tripudio di bancarelle e luminarie che facevano da gioiosa cornice alla Chiesa di San Lazzaro. In quel periodo, a seguito del diffondersi di contagi tra gli animali di allevamento che venivano esposti durante la fiera annuale, fu imposto il divieto di svolgerla per alcuni anni. Il lasso di tempo trascorso senza tenere la
tradizionale fiera fece venire meno anche l’interesse per il culto di San Lazzaro, almeno nelle
forme infervorate con le quali era stato sempre celebrato.
Una tradizione si consolida e si cristallizza nei secoli, ma può anche morire per un evento
imprevedibile, come quello dell’emergenza sanitaria, come è avvenuto per il culto di San Lazzaro.
Si costruisce con difficoltà, ma si distrugge in un amen. Negli ultimi decenni, ancora viventi ferventi
fedeli di San Lazzaro, abbiamo assistito a degli eroici tentativi di ripristinare il culto di quel Santo,
ma con esito negativo, vale a dire che le rivitalizzate celebrazioni hanno avuto luogo sempre in
modo sporadico ed in misura molto modesta, senza avere poi un seguito, neanche nel breve
periodo. Cosa è, dunque, rimasto, di un culto storico, quale quello di San Lazzaro, e della
plurisecolare fiera? Niente, se non la sola messa che si tiene settimanalmente, la domenica
mattina. Meno male, almeno quella!

(Nella foto di testa, la facciata della chiesa di San Lazzaro di Capua ed una xilografia antica di un mendico di S. Lazzaro)

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